Aragonesi e Angioini del XV secolo

Dopo una lunga guerra contro gli angioini di Renato d’Angiò, Alfonso d’Aragona conquistava il Regno di Sicilia, entrando trionfalmente nella sua capitale, Napoli. Durante i suoi circa 16 anni di dominio, il Magnanimo fece del Mezzogiorno un pilastro della propria politica di potenza nella Penisola e nel Mediterraneo. Alla sua morte, i domini della corona furono divisi tra suo fratello Giovanni, che divenne re d’Aragona, e il figlio naturale Ferrante, che ascese al trono di Napoli. Approfittando della relativa debolezza del nuovo sovrano, gli angioini, sostenuti da una forte opposizione baronale, invasero il sud-Italia. Dopo una lunga e sanguinosa guerra (1459-65), gli invasori furono battuti e tornarono in patria. Grazie al prestigio e al potere conseguenti con la vittoria, il re di Napoli fu in grado di reprimere l’opposizione baronale e di ristabilire la propria supremazia militare sul Mezzogiorno.

   

L’esercito Napoletano della seconda metà del ‘400, guidato da veterani della guerra di successione, sostenne numerose campagne, riportando notevoli successi. Basti ricordare la guerra di Otranto contro gli invasori turchi. Gli uomini d’arme al servizio di Ferrante d’Aragona, come negli altri eserciti del ‘400, erano specializzati nel combattimento a cavallo con la lancia. Le loro armature, così come nel periodo di Alfonso, erano in buona sostanza quelle italiane “alla milanese”, così come è possibile vederle ancora oggi in numerose sculture. Alle unità di cavalleria pesante si affiancavano, poi, le fanterie professioniste, di cui il Regno dispose in numero sempre crescente nella seconda metà del secolo. Anche in questo caso le nostre ricostruzioni si basano su fonti specifiche del periodo e del luogo preso in esame. Gli armamenti dell’esercito napoletano erano, infatti, all’avanguardia e aggiornatissimi, oltre che ricchi dell’apporto aragonese, turco, albanese e greco.

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